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"Automat", la fredda tavola calda di Edward Hopper

23/03/2025 18:11

Miriana Costagliola

STORIE DELL'ARTE,

"Automat", la fredda tavola calda di Edward Hopper

Il dipinto è spesso interpretato come una rappresentazione della solitudine e dell'isolamento nella vita moderna, argomento spesso trattato da Hopper.

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Il dipinto è spesso interpretato come una rappresentazione della solitudine e dell'isolamento nella vita moderna, argomento spesso trattato da Hopper. 

“Automat” è un dipinto a olio su tela del 1927 del pittore americano Edward Hopper, che si trova al Des Moines Art Center, in Iowa (USA). 

Una figura illuminata da luci fluorescenti in un mondo robotico e frenetico si gode il caffè e ci invita a fare introspezione e ad affrontare i nostri pensieri. 

L'automat è il luogo prescelto da Hopper. Un distributore di bevande dove tutti vanno e vengono senza interagire. 

La protagonista sta osservando la tazzina di caffè, intorno a lei ci sono solo oggetti. La sua solitudine diventa il centro dell'attenzione dello spettatore.

Viene da chiedersi se è una solitudine volontaria o indotta. L'atmosfera è incerta, così come la donna, che non è chiaro cosa stia pensando. 

L'automat è un ambiente efficace per supportare questa incertezza sospesa, dato che è l'ambiente più vago per eccellenza. 

Ma il dipinto non si ferma a questo: è un trionfo di luci e ombre.  

 

Edward Hopper nacque a Nyack, il 22 luglio del 1882 e poté godere del boom economico che il mondo aveva raggiunto. Nacque sotto una stella vincente, poiché ad oggi è l’artista per eccellenza del realismo americano. Proveniente dalla media borghesia, fu da sempre abile nel disegno e i suoi genitori lo assecondarono nel suo talento, tant’è vero che il suo primo dipinto risale al 1885.

 

L’esordio di Hopper è da impressionista, anche se è difficile da credere. Lo affascinavano anche i poeti simbolisti, poi si dedicò ad una serie di viaggi che, a Parigi soprattutto, lo video creatore di piccole tele dai colori cupi e dalle ambientazioni angustie. Solo in seguito, le tavolozze divennero più chiare, gli spazi più ariosi. Più in generale, Hopper acquistò la sua vera fama una volta tornato in patria, finché non si spense nel 1968.

 

Hopper è, in poche parole, l’esemplificazione nel mondo dell’arte di un mondo che stava cambiando, che stava per dedicarsi completamente al profitto e poco alla sostanza. L’artista lo aveva capito, così come aveva capito che ognuno di noi, nel nostro piccolo, siamo tutti figli del nuovo modo di vivere le cose e da esso non si sfugge.

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