Un percorso espositivo a cielo aperto che evoca paesaggi lontani e selvaggi, in cui le opere parlano di libertà, dignità e vita suggerendo, attraverso la mediazione della scultura, la possibilità di un diverso rapporto tra noi e gli animali.

Imponenti gorilla che sfiorano i tre metri di altezza, gruppi di scimpanzé e di babbuini e un orangutan: sono 14 le sculture monumentali disseminate tra le aree verdi del Castello di Brescia, dove, tra il 1912 e il 1988, si trovava anche il Giardino Zoologico.
Stiamo parlando di un nuovo nucleo di opere inedite in bronzo realizzate dallo scultore Davide Rivalta (Bologna, 1974) appositamente per la mostra Sogni di gloria, che fino al 7 gennaio 2024 invita il pubblico a una passeggiata a cielo aperto alla scoperta di uno dei più affascinanti complessi fortificati d’Italia, secondo più grande d’Europa.
Promossa da Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e Alleanza Cultura, e realizzata in collaborazione con la XVII edizione di Meccaniche della Meraviglia – manifestazione bresciana che da quasi vent’anni porta mostre site specific in luoghi solitamente chiusi al pubblico – la mostra, a cura di Davide Ferri, segna un’importante tappa nel percorso dell’artista bolognese.
Sogni di gloria stabilisce per Rivalta un legame con l’inizio del suo percorso d’artista, in cui i gorilla – prima serie di animali realizzati in bronzo – vengono rimodellati dopo vent’anni, un arco temporale ampio, all’interno del quale è possibile riconoscere le evoluzioni della sua scultura. Le opere riproducono animali incontrati e fotografati dall’artista in parchi e giardini zoologici: corpi in cattività, sradicati dal loro ambiente naturale, a cui Rivalta restituisce libertà, dignità e vita in un nuovo contesto, evocando un paesaggio lontano e selvaggio, immagine di un nuovo mondo, in cui l’ambiente antropizzato diventa il territorio dell’animale.
Nelle sculture di Rivalta si ritrovano tre elementi principali: gli animali che incontra, il materiale con cui le realizza e i luoghi in cui le colloca. In Sogni di gloria, ogni famiglia di primati occupa una specifica zona del parco, che in questo modo diventa l’ambiente delle grandi scimmie antropomorfe. Inoltre per i diversi gruppi di scimmie la fortezza si trasforma, idealmente, in territorio di conquista: il titolo della mostra, Sogni di gloria, rinvia proprio a questo impulso o desiderio suggerito dalle posture degli animali e dai loro ipotetici movimenti e traiettorie, attraverso i quali lo spazio reale diventa anche campo energetico della scultura.
Ph: © Ela Bialkowska OkNOstudio