
Caravaggio (Michelangelo Merisi), Ecce Homo,
1606-1609, olio su tela; Collezione Privata, Madrid.
Roma ospita una delle più grandi retrospettive dedicate a Michelangelo Merisi, detto Caravaggio. Con l'obiettivo di approfondire, come mai prima d'ora, la rivoluzione artistica del noto autore, le sale di Palazzo Barberini accolgono Caravaggio 2025.
Allestita nell'anno del Giubileo, visitabile dal 7 marzo al 6 luglio, la mostra propone nuove prospettive sulla pittura del maestro del Seicento, esaltandone la potenza espressiva e la dirompente modernità, tutt'oggi ancora attualissima.
I CAPOLAVORI DI CARAVAGGIO IN MOSTRA A ROMA
La mostra riunisce un nucleo eccezionale di opere provenienti da prestigiose collezioni internazionali, per delineare un percorso che fa luce sul controverso legame tra Caravaggio e i suoi mecenati. Accanto a capolavori come Santa Caterina, proveniente dal Museo Nazionale Tyssen-Bornemisza di Madrid e Marta e Maddalena, concessa dal Detroit Institute of Arts, viene proposto per la prima volta un confronto diretto tra la Giuditta e Oloferne di Palazzo Barberini e tele apparteneti al medesimo ciclo. Tra le opere più attese, il Ritratto di Maffeo Barberini intende sottolineare l'influenza di Caravaggio nell’evoluzione del ritratto moderno: viene mostrato per la prima volta accanto ad altri dipinti del Merisi. Per l'occasione fa ritorno in Italia, dopo secoli di permanenza al Museo del Prado, l'Ecce Homo. La mostra Caravaggio, inoltre, incoraggia verso un'inedita lettura del collezionismo dell’epoca, riportando a Palazzo Barberini dipinti un tempo custoditi nei suoi nobili ambienti, come i Bari del Kimbell Art Museum, eseguito nel 1594 dal pittore lombardo.
IL PERCORSO ESPOSITIVO SU CARAVAGGIO A PALAZZO BARBERINI
Il percorso espositivo – a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon – si articola in sezioni tematiche che approfondiscono il linguaggio rivoluzionario del Maestro, mettendo in luce il suo impatto sulla produzione artistica tra Cinquecento e Seicento. Fin dalle prime sale, protagonista dell'itinerario è il carattere di innovazione che ha distinto il lavoro dell’artista nei due secoli presi in esame, forte a tal punto da rivoluzionare l'intera scena a lui contemporanea. Si passa quindi ad analizzare l’esordio romano, dall'impatto senza precedenti sui suoi coevi, per poi esaminare il peculiare uso plastico, scenografico e drammatico della luce, caratteristico dei suoi massimi capolavori. Proseguendo, la retrospettiva indaga l'iconografia dei drammi religiosi, che – come nel caso di Cattura di Cristo, conservato alla National Gallery of Ireland di Dublino – vengono approcciati dall'artista con un'intensità e una teatralità identificative.